L’associazione Insieme per Cambiare Ravenna interviene pubblicamente per sollecitare l’amministrazione comunale all’organizzazione di una serie di eventi dedicati ad Alberto Burri. Burri (1915-1995), insieme a Lucio Fontana, è probabilmente l’artista che ha dato il maggior contributo italiano al panorama artistico internazionale del secondo dopoguerra. La sua ricerca è spaziata dalla pittura alla scultura, avendo come unico fine l’indagine sulle qualità espressive della materia. Ciò gli fa occupare a pieno titolo un posto di primissimo piano in quella tendenza che viene definita “informale”.
La sua figura è stata recentemente valorizzata anche dalle celebrazioni del centenario della nascita, nel 2015, con una mostra di grande successo ospitata dal Museo Guggheneim di New York (“Alberto Burri: The Trauma of Painting”).
Nato a Città di Castello, Burri ha avuto un rapporto particolare con Ravenna nel periodo dal 1988 al 1992: nel 1988 San Vitale ospita una sua mostra curata da Claudio Spadoni; negli anni immediatamente successivi l’artista realizza il “Grande Ferro R” al Pala De Andrè e progetta l’allestimento di sue opere al piano terra del Palazzo del Gruppo Ferruzzi in via Diaz (mai installate).
Negli scorsi anni, in occasione del centenario, c’è stato a Ravenna un risveglio di attenzione sull’opera di Burri e sul “Grande Ferro R” in particolare: il Comune, insieme all’Accademia di Belle Arti, ha organizzato un evento celebrativo il 4 dicembre 2015; mentre il Ravenna Festival nel 2016 ha omaggiato Burri con un concerto al “Grande Ferro R”.
“A Città di Castello, la città natale dell’artista, è attivissima la Fondazione Burri, con cui abbiamo ottimi rapporti e che è interessata a Ravenna come città burriana”, sottolinea Guido Guerrieri, presidente di Insieme per Cambiare Ravenna.
Ecco perché l’associazione propone una serie di idee che potrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi:
– nel 2018, trent’anni dopo, riproporre Burri a San Vitale e al Museo Nazionale;
– realizzare alla sala Rossa del Pala De Andre, vicino al “Grande Ferro R”, un convegno di studi sul periodo 1988-1992 e Ravenna (ancora non sufficientemente esplorato, anche a detta della stessa Fondazione);
– realizzare l’installazione in via Diaz, cosi come progettata da Burri: ci sono i pannelli e i disegni originali dell’allestimento
– organizzare al Mar una mostra fotografica di Aurelio Amendola, il fotografo ufficiale che ha seguito Burri per tutta la vita.
“Tutto questo dovrebbe essere accompagnato da una campagna mirata, che potrebbe portare a Ravenna i maggiori esperti d’arte moderna da ogni parte del mondo – chiude Guerrieri -. Una serie di eventi di questo genere accrescerebbe il prestigio di Ravenna e consacrerebbe il fatto che anche Burri è un “patrimonio” della nostra città; e, aspetto non secondario, potrebbe generare nuovi importanti flussi turistici da ogni parte del mondo”.